Presenzano (Presenzànë in campano) è un comune italiano di 1.773 abitanti della provincia di Caserta in Campania. È sede di una centrale idroelettrica dell’ENEL. In località Taverna San Felice si trova l’Anfiteatro dell’antica Rufrae.

Le origini risalgono al popolo sannita, che costruì una prima rete di insediamenti sulle alture della zona, con fortificati con cinta di mura megalitiche a difesa e controllo dei passaggi verso Sesto Campano e la piana di Cesima. In età medioevale, sempre per motivi strategici, la popolazione si spostò sul colle, dove fu edificato anche un castello. Il nuovo abitato assunse il nome di Presenzano, un derivato del gentilizio latino Praesentius.

L’abitato entrò a far parte nel X secolo del principato longobardo di Capua e in seguito, sotto i Normanni, fu dominato nel 1097 da Landenolfo conte di Teano. Nel Duecento il feudo venne unito a Vairano per fondare un’unica baronia, che appartenne prima a Goffredo Caetani d’Anagni, quindi a Bartolomeo di Capua, ai d’Aquino, ai d’Avalos. Questi ultimi nel Cinquecento cedettero Presenzano e Vairano a Giovanni Vincenzo Cossa. In quello stesso secolo il feudo di Presenzano fu separato da quello di Vairano e passò ai Del Balzo. Luoghi d’interesse Antica Rufrae L’antica Rufrae era un centro sannita posto sulla strada che collegava l’Abruzzo con la costa tirrenica.

Nel corso di scavi per impiantare condotte per l’irrigazione sono venuti alla luce alcuni reperti archeologici tra cui: statuette votive in creta del VI secolo a.C., resti di un’antica cinta muraria in blocchi poligonali, probabilmente risalente al periodo delle guerre sannitiche, un piccolo anfiteatro, una necropoli ed un santuario, questi ultimi due antecedenti alla conquista romana.

Il castello di Presenzano, oggi in rovina, era una struttura ad impianto quadrilatero probabilmente edificata nel Primo Medioevo, che utilizza come costruzioni le mura del recinto sannita. Il primo documento che lo riguarda è del 1091, durante il periodo normanno, quando vi abitò Pandolfo di Teano.

Appartenne al Barone d’Avalos ed in seguito ai duchi del Balzo. Sono ancora visibili i ruderi del mastio e del recinto a torri quadrate o cilindriche.

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